Apprendiamo dal secondo quotidiano più letto in Italia, la Repubblica, ciò che noi titolari di parafarmacia denunciamo da anni: i farmacisti titolari di farmacia costituiscono una lobby potente, capace di influenzare i centri di potere e indirizzarne le decisioni, garantendo così che le farmacie ottengano sempre di più. Ci chiediamo perché una delle categorie più remunerate in Italia debba ricorrere a queste pratiche, e siamo oramai stanchi che la figura del farmacista venga considerata un lobbista e non nella sua reale professionalità.
Noi farmacisti titolari di parafarmacia non facciamo parte di questa élite; anzi, siamo il principale bersaglio di queste azioni. In particolare, negli ultimi mesi, il sottosegretario Gemmato, citato nell’articolo di Repubblica, non ha mai voluto incontrarci da quando è stato insediato. Nonostante siamo colleghi e abbiamo più volte segnalato che la nostra categoria sta vivendo una profonda crisi economica, Gemmato sembra ignorarci deliberatamente.
Insieme ai colleghi di Federfardis e a membri dello stesso partito del sottosegretario Gemmato, abbiamo proposto un disegno di legge per trasformare le parafarmacie in farmacie. Questa proposta offrirebbe diversi vantaggi:
Risolve l’emergenza sindacale di molti farmacisti che hanno investito in un sistema “zoppo” come quello delle parafarmacie.
Permette di aumentare rapidamente il numero di farmacie sul territorio, portando benefici alla cittadinanza senza le lunghe procedure concorsuali.
Consentire ai farmacisti titolari di parafarmacia di trasformare la loro attività in farmacia, dietro pagamento di somma una tantum che rappresenterebbe un’entrata extra per lo Stato.
Nonostante questi evidenti benefici, il sottosegretario Gemmato ha scelto di non riceverci per discutere questa proposta. Questo atteggiamento suggerisce che egli non abbia molta stima dei suoi colleghi e rafforza l'impressione che sia influenzato da stimoli esterni, piuttosto che lavorare nell'interesse di tutti i farmacisti e della cittadinanza.
Se Gemmato decidesse di incontrarci, non solo ascolterebbe le nostre preoccupazioni e proposte, ma contribuirebbe anche a dare un'immagine più democratica del ruolo del farmacista, mostrando apertura e disponibilità al dialogo con tutte le componenti della categoria.
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