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La Parafarmacia non è il discount della Farmacia


La para-farmacia non è da intendersi come il discount della farmacia, perché non è il luogo che fa una professione, bensì il professionista.

Il termine “parafarmacia”, ormai nell’uso comune, nasce nel corso degli anni a seguito dell’attuazione della legge Bersani sulle liberalizzazioni, risalente al lontano 2006.

Tale legge, proposta dall’allora Ministro dello Sviluppo Economico, on. Pierluigi Bersani, mirava a favorire libera concorrenza sul mercato, nell’ambito delle attività produttive, allo scopo di permettere un maggiore servizio al cittadino/consumatore, riducendo nel contempo i costi per lo stesso.

In ambito farmaceutico tale liberalizzazione ha permesso la vendita di medicinali da banco (SOP e OTC) al di fuori del tradizionale canale “farmacia” per consentire una maggiore fruibilità al cliente finale e nel contempo ridurne i costi.

CONDITIO SINE QUA NON: la presenza del farmacista. Farmacista con egual titolo di studio del collega operante nel canale farmacia, col superamento dell’ esame di stato, iscrizione all’Albo professionale, iscrizione obbligatoria allo stesso ente di previdenza (ENPAF), ma limitato, nell’esercizio della sua professione, ad un numero risicato di medicinali : quelli “senza obbligo di prescrizione”, perché gli altri, di esclusiva pertinenza del medico, tramite l’emissione della ricetta nelle sue diverse forme legislative, sono limitati al solo canale farmacia.

Nel corso degli anni questo genere di divisione ha comportato ulteriore confusione nel cittadino, che mal ha compreso questo tipo di situazione, anche perché completamente assente in altre realtà europee. La ricerca di spiegazione a tale tipo di paradosso è finita nei tentativi maldestri di fare una strenua, ancorchè strana associazione di idee, “ parafarmacia - discount della farmacia”, dove il cittadino si aspettava un risparmio ovvio, anzi quasi d’obbligo.

Per comprendere appieno le problematiche connesse a siffatto dualismo bisogna compiere una riflessione sostanziale e fare un passo indietro. Fino al XII secolo la professione del farmacista e quella del medico coincidevano in un unico soggetto. Fu Federico II di Svevia che favorì la scissione con differenti competenze. Al medico il compito di diagnosticare e prescrivere il medicinale, al farmacista il compito di consigliare, preparare e dispensare lo stesso. Il medico ripagato nell’atto della diagnosi e della prescrizione dalla consulenza, il farmacista, ripagato nel suo atto professionale (consiglio, preparazione, dispensazione) direttamente dal prodotto. Infatti è impedito al farmacista, secondo la normativa vigente, di farsi remunerare alcun tipo di consulenza, che obbligatoriamente deve rilasciare in maniera gratuita.

In nome di questa legge il cittadino che entra, sia in farmacia che in parafarmacia, deve farsi consigliare dal farmacista, il quale, sul camice bianco che è tenuto ad indossare, riporta anche il tesserino di riconoscimento, che ne attesta la regolare iscrizione all’ordine e il caduceo che ne simboleggia la professione.

Professione che ha come obiettivo la tutela della salute del cittadino e non la libera vendita di prodotti e basta. Ecco perché in parafarmacia, cosi come in farmacia, il farmacista è tenuto a dare il consiglio più adeguato al cittadino, assicurandosi attraverso una serie di domande delle condizioni di salute dello stesso, valutando la possibile interazione tra farmaci, alimenti, integratori vari, la possibilità di rischi ed indirizzandolo all’utilizzo più appropriato degli stessi.

Per questo motivo, il processo di liberalizzazione, messo in atto nel 2006 dal decreto Bersani, è stata la visione semplicistica di una professione. Non è possibile annoverare la tutela della salute al libero mercato, il cui fine ultimo è il risparmio del prezzo finale al consumatore.

Entrando in parafarmacia, attività riconosciuta nell’uso comune, oltre che dall’insegna, anche da una croce di colore diverso dal verde, che identifica la farmacia, ci si deve imbattere in un professionista del farmaco e di tutto ciò che gli ruota attorno: l’ascolto, il consiglio, la professionalità sono elementi caratterizzanti fondamentali, dai quali non si può e non si deve prescindere, perché garantiscono la tutela della salute.

Il farmacista, nell’atto di dispensazione del farmaco, coinvolge appunto l’atto del pensiero a garanzia del cittadino, dopo aver valutato rischi per lo stesso, pro e contro. Ecco perché la parafarmacia nella sua accezione più completa non può essere limitata all’individuazione del semplice sconto o al processo di distribuzione, che invece comporta il semplice passaggio di un prodotto, richiesto dal cliente, senza l’intervento della professionalità del farmacista.


Dott.ssa Anna Paola Marra

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