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Carenza farmacisti: dare solide prospettive ai farmacisti come succede in Europa

Siamo sbalorditi dalle proposte recenti di Assofarm e FOFI su come affrontare la crescente mancanza di farmacisti dipendenti. Queste proposte sembrano essere un tentativo superficiale di risolvere un problema profondo e complesso con soluzioni che mancano il bersaglio.

L'idea di eliminare il numero chiuso nelle Facoltà di Farmacia potrebbe sembrare un passo avanti, ma senza una revisione completa delle politiche e delle condizioni di lavoro nel settore, rischia di essere inefficace. Inoltre, l'introduzione di figure intermedie come l'assistente al farmacista potrebbe ulteriormente erodere il ruolo e il prestigio dei farmacisti senza affrontare le vere cause della carenza di personale.

Invece di diluire la professione, dovremmo invece concentrarci su politiche che promuovano il riconoscimento e il valore del ruolo del farmacista. Solo attraverso una maggiore autonomia professionale e responsabilità, insieme a un riconoscimento adeguato delle competenze e delle qualifiche, possiamo creare un ambiente in cui i giovani farmacisti possano coltivare carriere significative e appaganti.

Se continuiamo a seguire le politiche di chiusura elitaria finora adottate, la professione del farmacista finirà , soprattutto per i giovani che intraprendono questa carriera con speranze e ambizioni, solo per trovarsi ad affrontare una mancanza drammatica di prospettive. È un'ingiustizia che mina il futuro di intere generazioni di laureati in farmacia, costretti a confrontarsi con paghe basse e opportunità di carriera limitate.

L'Europa, al contrario, ci offre esempi di come una visione più aperta e progressista della professione possa portare a risultati positivi. È ora che l'Italia segua questa strada, abbandonando le soluzioni superficiali e abbracciando una visione più ambiziosa e inclusiva per il futuro dei farmacisti e della salute pubblica.

È evidente che ci sia bisogno di un approccio più radicale e mirato per affrontare questa crisi. Come già succede nelle farmacie europee, dobbiamo concentrarci su politiche che promuovano una migliore valorizzazione della professione farmaceutica, una maggiore autonomia professionale garantita dalla liberalizzazione dell’accesso alla titolarità e condizioni di lavoro per i dipendenti più soddisfacenti anche dal punto di vista remunerativo.


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