Anche se ai più, in particolare a coloro che ci definiscono “pseudo”, beata ignoranza, dovrebbe essere chiaro l’elementare significato di “trattativa”, vorrei soffermami sul percorso del tavolo promosso dalla FOFI, che ricordo, qualora anche questo sia un concetto avvolto dalle nebbie, è un’istituzione riconosciuta e legittimata dal Governo della Repubblica, che piaccia o no.
Il tavolo nasce per trovare una soluzione di concerto sull’accesso alla professione, ivi compreso il farmacista che esercita in parafarmacia. Il tavolo FOFI, finché si traduce nella volontà comune di addivenire ad una riforma, è disponibile per tutte le sigle, a prescindere dalle proposte da queste sostenute, disponibilità che mi auspico venga colt a da oggi per chi ancora non presenzia , dimostrando di voler combattere la propria battaglia sul campo, e non sui social.Illudersi che il governo rinneghi due istit uzioni che luistesso legittima e riconosce è pura follia.
E’ dovere di ogni associazione portare avanti gli interessi di tutti i colleghi, non di privati, GDO, farmacisti titolari di farmacie per i quali la Parafarmacia è un “di cui”, o proprietari di depositi o di altre attività. E questo non per una sorta di discriminazione, bensì perché questi soggetti non si trovano a combattere le stesse criticità e non si trovano nelle medesime condizioni.
Nel merito del tavolo promosso dalla FOFI è molto semplice filosofeggiare sul dilatarsi dei tempi rispetto alle aspettative, ma chiunque si ritenga “addetto ai lavori” qualificato dovrebbe comprendere che la complessità e la delicatezza della materia non può tradursi in un risultato immediato, con l’accordo di tutte le parti in causa sulla base di un paio di incontri. E’ pur vero che il risultato non è stato portato nemmeno negli ultimi 13 anni, e noi
siamo nati solo il 27/5/2018, esattamente un anno fa. Oggi costruiamoi p resupposti per accorciare i tempi.
In FOFI si è parlato non solo di parafarmacie, ma dell’acc esso alla professione nella sua accezione più ampia. Questo concetto richiede uno studio approfondito, da parte di tutti, dentro e fuori il tavolo per poi discutere, confrontarsi e trovare le giuste soluzioni.
Abbiamo condiviso diversi punti e ciò che è trapelato in questi giorni sull’eventuale ddl Sileri, sulla nuova figura del farmacista di reparto ospedaliero, non credo sia da imputare solo ed esclusivamente alla casualità.
Per quanto ci riguarda, ci sono ancora delle distanze, in particolare con Federfarma, distanze che mi auspico di superare al più presto, nell’ interesse di tutti. Il punto che più ci risulta critico è sicuramente la modalità dell’assegnazione delle sedi e lo studio di una soluzione che possa accontentare tutti, nessuno escluso.
Non semplice, ma non impossibile. L’aspetto che invece ci porta a ben sperare è l’esistenza di un dialogo, che di incontro in incontro restringe sempre più il campo verso una soluzione condivisa che porterebbe giovamento alla categoria intera.
Oggi ribadiamo il nos tro NO (a meno che ci siano degli eventi che ci portino ad un ripensamento)alla fascia C, che avvantaggerebbe solo ed esclusivamente GDO, privati, titolari di farmacia con annesse parafarmacie e proprietari di attività di distribuzione. Sappiamo bene che le parafarmacie non danno, come qualcuno paventa, 10.000 posti di lavoro, poiché la media dei colleghi che lavora negli esercizi di vicinato è di 1,1. Per cui moltiplicando per le 4.000 parafarmacie (di cui bisogna vedere quante ne sono attive
e quante chiuse con codice univoco ancora attivo) abbiamo circa 4.500 posti di lavoro ben lontani dall’assurdità dei 10.000.
Il problema occupazionale dei colleghi che lavorano nelle parafarmacie lo abbiamo post o sul tavolo Fofi, un tavolo riconosciuto dalla politica e dal governo in carica, e non sui social o registrando video di propaganda. Non ci interessa apparire, ma costruire.
L’unica verità incontrovertibile è che 350 corner delle GDO fatturano a livello nazionale mediamente 1.700.000 € con unapolitica di mercato legata al prezzo e non alla salute. Basti conoscere come lavorano i fondi di investimento che stanno acquistando Farmacie, incentrando tutto sulla marginalità commerciale a discapito della qualità del servizio. Questa visione si traduce nello scardinare il sistema sanità legato ad una professionalità garante della salute del cittadino.
Ai colleghi titolari di farmacia vorrei dire, (e qu i chiedo il supporto dei dirigenti delle Federfarma provinciali) che creare condizioni di impedimento alle parafarmacie, o intimare a qualche fornitore di riservare a queste trattamenti diversi, non porta da nessuna parte, poiché il nemico non siamo noi, ma la GDO e il Capitale. Noi siamo colleghi ed essere chiamati “parafarmacisti” svilisce lo stesso percorso di studi che voi titolari avete conseguito. Nello stesso tempo ringrazio, invece quei titolari che hanno superato questi steccati ed oggi si dimostrano comprensivi alle nostre istanze, come del resto anche alcuni ordini provinciali che ci hanno manifestato la loro disponibilità a vigilare le disparità di trattamento rispetto ai colleghi titolari. Per concludere, ad oggi tenere coinvolte le rappresentanze di settore, FOFI e Federfarma, è un’ulteriore garanzia, anche rispetto ad una possibile instabilità di governo che potrebbe riportare tutto ai nastri di partenza.
Può cambiare il governo ma non il percorso fatto sul tavolo Fofi. Poiché se si trova un accordo a questo tavolo la politica non può che prenderne atto.
Daniele Viti (presidente UNAFTISP)
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